Terzo classificato
ANGELA PATERNO'
GIUSTIZIA IMMEDIATA
Quando arrivarono i Carabinieri a Torino in Via Grazia Deledda, 42 alle 13.34, primo piano, scoprirono una scena raccapricciante da far venire il voltastomaco anche ai più esperti.
Sangue schizzato dappertutto e due cadaveri maschili sdraiati su un fianco a terra uno di fronte all’altro di cui non si riconosceva neanche il viso preso in pieno dai proiettili. Sangue sulle pareti, sugli scaffali, sugli schermi piatti al plasma appesi alle pareti dell’agenzia. L’arredamento dell’ufficio di Assicurazioni doveva essere stato rifatto da poco pensò l’appuntato Romano, peccato... arredato con gusto!
Una donna minuta e trascurata urlava spaventata nelle scale che era stata lei a chiamare il 112 perché i rapinatori improvvisamente avevano iniziato a spararsi addosso reciprocamente.
Però, pensò Romano osservando la donna , se tutti gli sforzi fatti per essere così trasandata li avesse fatti per migliorare il suo aspetto quella ragazza non sarebbe stata neanche tanto male.
Iniziò insieme al collega la procedura tradizionale da intraprendere dopo il delitto: ripristina l’ordine, allontana i curiosi accalcati ad osservare l’accaduto ed affascinati dall’orrore, ottimo diversivo nel loro vivere banale quotidiano, proteggi i testimoni, chiama la scientifica.
Romano iniziò con qualche domanda alla donna che dopo aver sbraitato e pianto per il terrore cercava solo l’attimo per fuggire dalla scena del crimine.
Ancora negli occhi terrorizzati della ragazza sopravviveva una paura pura e non riusciva ad intuire a cosa attribuire quell’ansia accesa e lo sguardo perso nel vuoto. Forse nell’ufficio si nascondeva qualcun altro? No, impossibile, il collega aveva già perlustrato tutti gli altri 4 uffici del piano…. Forse era così vulnerabile da cercare di rimuovere immediatamente l’accaduto?
Chiese alla signorina come si chiamava, domanda di rito, sempre per seguire l’accademia, ed anche per aggiungere e rassicurare su come si sarebbero svolte le indagini e di come avrebbero chiesto in seguito la sua collaborazione
Mariangela, Mariangela Depace si chiamava e voleva subito tornare a casa.
Romano si rivolse a Mariangela con tono rassicurante “Adesso dovrebbe seguirmi in Caserma, perché raccogliamo la descrizione del fatto e la dinamica della sparatoria e poi può tornare a casa.” La ragazza annuiva a qualsiasi richiesta solo con un breve cenno.
Arrivati in caserma Romano e la donna si avvicinarono all’ufficio del maresciallo immediatamente l’ordine da dentro la stanza “Prego avanti… Vieni Romano” disse e si accomodarono davanti al Maresciallo
Mariangela non finiva più di piangere anche se pensava che in fondo una stretta di mano al testimone non si dovrebbe negare, invece il Maresciallo Bellini non si muoveva dalla sua poltrona, continuava a leggere sul pc e non rispose, neanche di fronte alle richieste pietose e continue di Mariangela di ritornare alla sua abitazione.
“Allora signorina ……Depace” , disse il Maresciallo, “lei vive sola?”
“Si Maresciallo”, rispose Mariangela, "e sono sola anche in ufficio, il titolare passa solo alla sera per l’incasso".
“E come mai all’ora di pranzo si trovava in ufficio?”
“Mangio uno yogurt ed una mela sia per risparmiare che per la dieta”
“Ah ho capito …E fa bene così si tiene in forma!” che considerazione originale, avanguardia pura ma che devi fare, anche questo diventa un lavoro di routine , domande e risposte scontate pensò Bellini
“Senta signorina, ma questi banditi come sono entrati?”
“Non ho sentito suonare, l’uomo era già dietro la bussola e mi ha chiesto un preventivo per una RCA di una Fiat Uno, quindi ho aperto e mi sono accorta della presenza anche dell’altro uomo. Si sono accomodati l’ uno di fronte alla mia scrivania e l’altro alla scrivania al mio fianco”
“Beh già uno che chiede un preventivo di una Fiat Uno doveva far sorgere il dubbio …. Ma Romano ci sono ancora in giro delle Fiat Uno?”
“Forse ripristinano in Italia gli incentivi Maresciallo” rispose con un mezzo sorriso di speranza e con ironia complice verso Bellini che sapeva della vecchia Alfa 147 di Romano
“E poi signorina?”
“E poi uno mi ha chiesto di andare in bagno ma si è nascosto solo per infilare il passamontagna ed è tornato per sostituire il fratello che a sua volta ha indossato il passamontagna”
Attimo di esitazione, finta indifferenza e ripresa dell’interrogatorio… “Scusi signorina Depace, ma come fa a sapere che erano fratelli?”
Improvvisamente Mariangela inizio a farfugliare confusamente qualcosa di incomprensibile e parlando velocemente si mangiava le parole.
Subito lo sguardo di Romano incrociò quello del Maresciallo che cominciava ad intravedere una dinamica diversa da quella precedentemente descritta in prima dichiarazione.
“Senta signorina noi siamo qui per proteggere i testimoni e per assicurare la sua tranquillità futura quindi DEVE essere precisa. Cosa le hanno chiesto esattamente i rapinatori?”
“Il portafoglio”, farfugliava Mariangela, “il mio portafoglio” sentirono ripetere Romano ed il Maresciallo.
“In sintesi cioè non le hanno chiesto la cassa del denaro dell’ufficio? Non hanno chiesto altro?”
“No..no,non lo so, adesso non mi ricordo … ehm … o forse si mia hanno chiesto la cassa e poi…” ma Mariangela sconvolta tacque, non aggiungeva altro.
“Aveva denaro nel suo portafogli signorina?”
Silenzio assordante, la donna singhiozzava così forte da sobbalzare ma non parlava, non guardava il maresciallo, non guardava Romano, le lacrime scendevano sul viso su cui continuava a passare la mano destra sulla guancia sinistra e la mano sinistra sulla guancia destra che asciugava accarezzando i pantaloni sulle gambe accavallate.
Il Maresciallo azzardò una ipotesi, tanto per divertirsi, come un bluff a poker dove si gioca con amici senza denaro, si rivolse alla ragazza e chiese:
“Signorina ha sparato lei ai rapinatori?”
SILENZIO SILENZIO SILENZIO
Possibile che ci aveva azzeccato?
“Senta signorina….”, disse lentamente protendendosi in avanti e sforzandosi di apparire in atteggiamento confortevole “non si preoccupi di nulla sarebbe legittima difesa e noi siamo qui per difenderla”
Allora Mariangela alzò lo sguardo dopo aver fissato per mezzora la foto di famiglia classica che compare su ogni scrivania che si rispetti e puntò tutto l’odio autentico che aveva in corpo contro Romano che gli stava al fianco , gli occhi ridotti a due fessure di pochi millimetri ed un sorriso appena abbozzato agli angoli della bocca di una donna solo apparentemente fragile.
Il cuore di Mariangela batteva all’impazzata ed il tono della voce aumentava di volume, si alzò in piedi e sembrava in apnea … “Si Siiiiii volevano il mio stipendio avevo appena ritirato al bancomat 750 Euro per l’affitto e le bollette, ho approfittato mentre mi rubava il portafogli gli ho strappato la pistola ed ho cominciato a sparare e quando l’altro ha urlato “NOOOO... MIO FRATELLO” ho ammazzato anche l’altro bastardo”
Il maresciallo sempre più incredulo, invitando la donna a sedere, chiese se non fosse stato tutto più semplice e sicuro se gli avesse dato quello che chiedevano e soprattutto quale forza aveva tirato fuori per entrare in azione piuttosto che subire il furto.
“La forza della disperazione, volevano il mio stipendio Bastardi , volevano il mio maledetto stipendio maledetti bastardi” urlava Mariangela e dopo lo sfogo liberatorio sopraggiunsero le vere lacrime di Mariangela mentre cercava disperatamente un fazzoletto di carta nella borsa che come in tutte le borse delle donne c’è di tutto e non si trova mai niente
Attimo di pausa ed il Maresciallo aggiunse “ Va bene signorina ma lei ha ucciso due uomini….”
“E Allora?” rispose Mariangela con un tono spavaldo che adesso controllava “Erano due balordi e volevano rubarmi il MIO stipendio CAPISCE ADESSO?”
No, non capiva il Maresciallo, troppe persone ancora non capiscono quanto vale oggi uno stipendio.
Romano porse un fazzolettino a Mariangela , non intravedeva più nei suoi occhi l’ansia accesa di quando aveva conosciuto poche ore prima quella ragazza, anzi aveva sentito appena un lieve sospiro di sollievo, finalmente aveva ricominciato a respirare ed era bella, aveva uno sguardo sicuro, soddisfatto, ma stanco, incredibilmente stanco.